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Francia

 

La Francia dei «Chemins de Saint-Jacques


Le vie jacopee in Francia: un metodo

Le vie che conducono attraverso la Francia, su una rete dalle maglie molto fitte, dai suoi confini settentrionali e orientali ai Pirenei ad limina apostoli, sono riserve di pellegrini di san Giacomo: per assioma in quanto irrigano l'istmo del continente verso- la penisola iberica-, e per definizione-in quanto servono le province francesi, o diventate francesi.

La Société des amis de Saint-Jacques e il suo Centro studi hanno incominciato negli anni '80 a utilizzare e a proporre, per il territorio francese, la classificazione seguente: Chemins de Saint-Jacques: quelli citati così o come “vie dei pellegrini” o talvolta <<cammini romieux>> (ma, in questo caso, la prudenza deve essere la regola). I tatti così menzionati dai testi tendono effettivamente a collegarsi in quattro <<grandi vie>>, come afferma l'autore della Guida deI pellegrino del XII secolo, sancite dagli ltinerari o con essi coincidenti. Itinéraires: Riserviamo questo termine ai tragitti consigliati dalle Guide, Nuove guide o altri documenti del genere (opuscoli per pellegrini), di questa o quella città (Bourges, Parigi, Rouen, Senlis, Avignone, ecc,), per Compostela, nonché a quelii descritti da resoconti di viaggio (Koenig von Harff, Caumont, Laffi, ecc.). Cheminements: ovunque vestigia e documenti attestino il passaggio dei pellegrini di san Giacomo.

 


 

Osservazioni sulle quattro vie della Guida del Pellegrino

Via Arelatensis aut S. Egidii aut Tolosana; Via podensis; Via Vizialensis aut S. Leonardi aut Lemivocensis; Via Turoruensis. All’inizio del XII secolo vi sono quattro strade o grandi vie di Santiago:

“Quatuor viae sunt … ad Sanctum Jacobum tendentes”. Tale asserzione apre il quinto capitolo del Liber Santi Jacobis (o Codex Calixtinus); è ancora valida ai nostri giorni. con riserva d'analisi.

Fra i compilatori-donatori di questo Codex del “tesoro” della basilica di Compostela, da essi posto sotto l' autorità del papa Callisto II (m. 1124), Aymeric Picaud, chierico più o meno girovago le cui basi di partenza sembrano oscillare fra Patenay-le-Vieux in Poitou e la basilica di Vézelay in Morvan, è il probabile redattore della Guida. Secondo lui le quattro viae, con inizio ad Arles, Le Puy, Vézelay, Tours, diventano una a partire da Puente la Reina  “in territorio spagnolo” essendosi le tre ultime precedentemente <<congiunte>> presso Ostabat (nel Paese basco francese).

La prima, dice la nostra guida, passa da Saint-Gilles (du Gard), Montpellier, Tolosa e dal Somport. A queste principali tappe si limita ad aggiungere i santuari più venerabili "da visitare”. Sono quindi citati solo, sul Rodano, i corpi di san Trofimo e san Cesario d'Arles, in Linguadoca; le tombe di sant' Egidio e di san Guglielmo nell'abbazia che quest’ultimo, prima eroe e poi eremita, aveva fondato ai margini della valle desertica di Gellone; il sepolcro, a Saint-Tibéry, dei martiri Tiberio, Modesto e Fiorenza, sulle rive dell'Hérault; la quarta tomba da visitare era infine quella di san Saturnino di Tolosa. Così ci disegna, a grandi linee, la via che lui stesso chiama sia Via Egidiana, sia Via Tolosana. Per molti secoli, oltre a provenzali e abitanti della Linguadoca, avvierà verso uno dei tre <<grandi ostelli del mondo... quello di Sainte-Christine du Somport in cima ai Pirenei, i pellegrini francesi che imboccheranno la valle del Rodano e i transalpini. Nel senso inverso può senz'altro riportarli in patria, ma è anche e soprattutto la via di Roma per gli iberici, come del resto lo era già in epoca romana.

Da Notre-Dame du Puy (nel Velay) –notare che per il pellegrino "la città vale solo per il santo”-, Sainte-Foy de Conques e Saint- Pierre de Moissac sono le uniche tappe citate sulla Via Podensis, anche se a Sainte-Foy sono dedicate varie pagine. Non era molto frequentata se, come pretende il nostro mentore, questa via accoglieva “borgognoni” e “teuton”.

Infatti, almeno posteriormente, gli uni e gli altri preferiscono, il più delle volte, seguire il Rodano per raggiungere la Tolosana. In compenso, il culto di Notre-Dame du Puy si è ampiamente esteso nella penisola iberica. ben al di là di Estella in Navarra di cui era la patrona, ed essendo Notre-Dame de Rocamadour vicina a questa strada, la via di pellegrinaggio era molto battuta: gli alverniati del Puy, di Clermont e Aurillac che partivano per Compostela sotto l'influenza, preponderante in questa regione, della potente abbazia di Cluny, vi incrociavano i pellegrini di Notre-Dame provenienti dai santuari a loro dedicati in Spagna.

“ Un'altra [delle quattro strade] passa per Sainte-Marie-Madeleine di Vézelay, Saint-Léonard nel Limosino e la città di Périgueux”. Benché le tappe non siano descritte più dettagliatamente che in precedenza, il narratore testimonia ora una certa predilezione per questi tre santuari. Fa <<attraversare>> Vézelay perché “il santissimo corpo della beata Maria Maddalena deve essere prima di tutti e a giusto titolo venerato dai pellegrini”. Non precisa del resto da quali né la loro provenienza. Su questa strada, che chiama “di Saint Léonard” e non via Viziliacensis,lo sforzo promozionale è molto sensibile, La <<gloriosa Maria> ne è la prima beneficiaria, nella forma leggendaria, naturalmente, della sua vita e del trasporto dei suoi preziosi resti dalla Provenza fino a Vézelay, con il risultato, almeno momentaneamente, di un afflusso di devoti di santa Maria Maddalena nonché di crociati accorsi ad ascoltare l'appello di san Bernardo (1145, ossia appena poco dopo la redazione della Guida).

Il nostro agente reclutatore se la prende allora violentemente con i monaci di Corbigny, nel Nivernais, accusati di adescare i clienti con il possesso del corpo del beato confessore Leonardo. No, ci spiega, sono come altri gratificati dalle sue buone azioni e miracoli, ma bisogna seguire ancora a lungo questa strada fino a Noblat nel Limosino: mai i resti sacri del santo protettore dei prigionieri -di cui vita e miracoli ci vengono dettagliatamente descritti- lasciarono questi luoghi. Neanche il re di Francia Filippo t riuscì a portarli via, e nemmeno quelli di san Giacomo, di san Martino di Tours e di sant'Egidio. Il che è tutto dire!

Di san Front di Périgueux (il nostro mentore ignora san Marziale di Limoges; se intenzionale, questa omissione rivelerebbe un certo senso critico) ci viene narrato che san Pietro in persona, a Roma, gli consegnò il proprio bastone.

Grazie a questo efficace baculum (la stessa parola designa il bastone pastorale e il bastone del pellegrino), potè raggiungere Périgueux, evangelizzarla secondo la sua missione, e diventare il primo “difensore della città” convertita. Bell'esempio, se ce n'era bisogno, per infondere ai pellegrini fiducia nei loro bordoni. Ma la tomba del santo, di forma rotonda come il Santo Sepolcro, si trovava là, a proposito, anche a ricordare l'ineluttabile fine del pellegrinaggio della vita, pur mitigata dalla risurrezione dei corpi alla fine dei tempi.

Come la Via Egidiana con Arles e la “Via limosina” con Vézelay, la Via Turonensis della Guida ha una tappa intermedia: bisogna che il pellegrino di questa strada vada a vedere a Orléans, nella chiesa di Sainte-Croix, il legno della croce e il calice di sant'Euverte, vescovo e confessore. A questo punto non possiamo fare a meno di accreditare al nostro scrittore due citazioni la cui attualità può far meditare. Raccontando di un miracolo eucaristico in cui Dio fece la grazia a sant'Euverte, aggiunge, riferendosi a san Fulgenzio; <<Non è l'uomo a offrire il sacrificio del corpo e del sangue di Cristo, ma sempre colui che è stato crocifisso per noi, Gesù Cristo>>, e secondo sant'Isidoro, altro dottore della fede, meno apertamente: <<Non è il sacrificio migliore per la santità di un santo sacerdote, né in ragione della malizia di un malvagio è meno buono>>.

Stranamente, Aymeric Picaud, che sarà in seguito così prolisso nella descrizione di questa strada, quella del suo paese d'origine, il Poitou, quasi sorvola sulla vita di san Martino di Tours. Fra i malati che il santo, poi la sua tomba, può guarire, cita i lunatici. L'accostamento con i detti di Erasmo di qualche secolo dopo è divertente, poiché quest'ultimo, nell'Elogio della follia, afferma che bisogna essere completamente pazzi per andare a Santiago de Compostela. Tuttavia sottolinea gli splendori del reliquiario miracoloso dove riposano i resti del santo nella città di Tours, ma soprattutto afferma che in suo onore è stata costruita con un lavoro mirabile, miro opere fabricatur, un'immensa e venerabile basilica -ad similitudinem scilicet ecclesiae beati Jacobi-. Val la pena di commentare questo punto. Nella teoria moderna delle “grandi chiese di pellegrinaggio”, gli specialisti, incluso G. Gaillard, che disponevano solo di poche vestigia della costruzione e di alcuni documenti grafici, giungevano piuttosto alla conclusione inversa : la basilica di Saint-Martin nelle sue parti romaniche poteva essere considerata come uno dei modelli, il principale, di quella di Santiago. Da allora,questa teoria è stata ampiamente superata soprattutto da padre Durliat che, con un'ardita analisi dei testi ritrovati, arrivava alla conclusione di fioriture simultanee in successive e differenti fasi di costruzione. A nostro parere, ricerche sempre più precise -ma si troveranno ancora testi simili, già rarissimi?- consentirebbero sicuramente di disscernere, in corrispondenza di queste fasi estese per decine e decine d'anni, un'alternanza di scambi artistici, già suggerita da G. Gaillard.

Scambi che portano molto più in là dallo scegliere Tours come <<testa di ponte>> (non dimentichiamo tuttavia che nella Guida il nostro si esprime meno categoricamente: la sua Via Turonensis, venendo da Orléans, passa <<attraverso>> (per) Tours; del resto la chiama anche strada dei Ports de Cize, in opposizione a quella che passa a Port d'Aspe nel Somport : è come accordarle la massima importanza. Per questo, il “cammino di Santiago”, in senso inverso, è la Via di San Martino per gli iberici, e da vari secoli Gregorio di Tours ci racconta che il re svevo di Galizia, Chavarico, inviò degli emissari a Saint-Martin per ottenere la guarigione del figlio. Da san Martino <<di Braga»> (capitale degli svevi) in poi, tutta la Galizia e il Nord del Portogallo praticavano il culto di san Martino “di Tours”, di cui innumerevoli chiese rivendicavano il patronato. Infine, per quanto riguarda il “cammino di Santiago”, tale denominazione si alterna con quella di san Martino fino all'altare di San Martino della basilica di Compostela e alla chiesa di San Martin Pinario che le sorge accanto.

Fino alla zona pedemontana dei Pireneie a Ostabat, le uniche grandi tappe indicate nel paragrafo “De viis sancti Jacobi” della Guida sono Saint-Hilaire de Poitiers, Saint-Jean d'Angély e la città di Bordeaux. Ma altrove l'entusiasmo emerge nelle sue descrizioni: “se si prende la strada dei Ports de Cize dopo Tours, si incontra la regione del Poitou, fertile, eccellente e piena di ogni felicità: i suoi abitanti (suoi compatrioti) sono gente vigorosa e buoni guerrieri … spirituali, molto generosi, prodighi d'ospitalità…”

Questo contrasto con la laconicità mantenuta sulle contrade francesi attraversate dalle altre strade si spiega con il fatto che qui si tratta del proprio paese con i suoi abitanti e già si annunciano le ampie esposizioni dedicate, subito dopo, al <<camino di Santiago>> nel Paese basco e in Spagna.

Su questa strada si raccomanda al pellegrino di rivolgere le devozioni principali al beato Ilario, vescovo e confessore, <<che bisogna andare a visitare nella città di Poitiers». Così il suo bordone dialetto del Poitou si direbbe abourde (pertica appuntita) ma Picaud scrive in latino, baculum -Io sosterrà nella breve deviazione (in rapporto al grande cammino che qui segue la via romana,lo verificheremo più avanti) verso Saint-Jean d'Angély nel Saintonge, dove bisogna visitare (visitandum est) la testa di san Giovanni: non molto tempo prima infatti, nel 1124, un conte del Poitou era venuto a proclamare davanti a un'enorme folla di chierici e di laici, principi e prelati, l'autenticità della testa del Battista, reliquia insigne, per un' ambiziosa abbazia!. Malgrado la sua missione e il desiderio di attirarvi il visitatore, la relativa prudenza critica del propagandista annota: <<Dunque si crede che sia veramente la testa del venerato Precursore>>.

Situato più precisamente sulla via Sancti lacobi in Urbe Sanctonensium, il corpo del beato Eutropio, vescovo di Saintes, fornisce al nostro autore l'occasione per infliggere ai devoti pellegrini pagine e pagine di un tale ditirambo, prive, in gran parte, della pur minima parvenza del senso critico che dobbiamo talvolta riconoscete ad Aymeric Picaud, da sembrare manifestamente prese in prestito. È inoltre vicino a Saintes che I' autore della Guida, sulle orme dello Pseudo-Turpino, situa la riedizione del miracolo delle Lance fiorite; la prima, più celebre, avvenne sul camino francés , a Sahagùn.

Si vedrà più avanti che i ricordo, rinverdito da una pseudo-cronaca in lingua volgare meno di un secolo dopo, individua il luogo della battaglia di Carlo Magno contro Aigolant in Taillebourg. Uno sciovinismo senza limiti sposta del resto tutte le <<gesta>> di Spagna nei paesi fra la Charente e la Gironde (H. Treuille in Compostelle, nuova serie).

Poco lontano, secondo lui, a Blaye <<in riva al mare>>, in realtà sull'estuario o braccio di mare della Gironda, bisogna chiedere la protezione di san Romano. Storicamente discepolo di san Martino, questo santo era il patrono dei viaggiatori, in particolare di quelli che l’ invocavano, in mezzo ai flutti, contro il naufragio.

Si comprende perché sia stata fondata un'abbazia in suo onore sull'estuario dove molti pellegrini s'imbarcavano sia per attraversarlo, sia anche per risalirlo fino a Bordeaux o a Langon.

Oltretutto, quest'abbazia si vantava -la Guida lo conferma e il re Francesco I potè anche farsela aprire per contemplarne le ossa- di ospitare la tomba del <<beato>> Rolando (considerato nel Medioevo come un martire); da cui un versetto che ci sciorina Aymeric Picaud. E sono reminiscenze di Rolando e dei suoi prodi a segnare le tappe di Saint-Seurin di Bordeaux (olifante di Rolando), Belin nelle Lande (tomba dei corpi dei “santi martiri” Oliviero, Gontrano, re di Frisia, et tutti quanti).

La pianura sabbiosa delle Lande, dove manca tutto, dove il piede sprofonda nella sabbia marina, richiede tre giorni di marcia al viaggiatore già stanco, e attenzione alle vespe e ai tafani!

Viene annotato inoltre che la parlata diventa progressivamente incomprensibile: poco a poco ci rendiamo conto che siamo di fronte a una vera e propria guida sempre più precisa e dai dettagli talvolta gustosi.

Avrebbe quindi le carte in regola per riassumere le sue funzioni ed essere consultata da noi, a nostra volta pellegrini, per proseguire la strada verso Santiago de Compostela (Via o iter Sancti Jacobi della Guida) sul camino francés.

 

 

 

GRANDI VIE DI SANTIAGO IN FRANCIA: GLI “ITINERARI”           

            1.- VIA TURONENSIS: (o vía de Tours) es el nombre latino de una de las cuatro rutas en Francia del Camino de Santiago, la más septentrional. Parte de la Torre de Santiago en París, atraviesa OrleansToursPoitiers y Burdeos. En la etapa de Ostabat, se le unen la via Lemovicensis y la via Podiensis. Cruza la frontera española por el Puerto deRoncesvalles, donde toma el nombre de Camino navarro. Se encuentra con la via Tolosana en Puente la Reina y, a partir de esa etapa, prosigue su ruta hasta Santiago de Compostela bajo el nombre de camino francés.

En el capítulo primero de su Guía del Peregrino (siglo XII), Aimery Picaud describe así la via Turonensis :

« Hay cuatro rutas que, llevando a Santiago, se reúnen en una sola en Puente la Reina, en territorio español ; [… … …], otra más pasa por San Martín de Tours, Saint-Hilaire de Poitiers, Saint-Jean-d'Angély, Saint-Eutrope de Saintes et la ciudad de Burdeos. »

Reuniendo en París a los peregrinos a Santiago (o jacquets) llegados del norte y del noreste de Europa, el « gran camino de Santiago » alcanzaba, por Orléans o Chartres, el célebre santuario de Saint-Martin de Tours, que le valió el nombre de via Turonensis.

Es de la iglesia medieval de Saint-Jacques-de-La-Boucherie en París de donde partieron millones de peregrinos en dirección aSantiago de Compostela. Al salir de París, Saint-Jacques de Montrouge abría la ruta de Étampes.

Después del Poitou, muy querido por Aimery Picaud, y las maravillas románicas de las iglesias de Saintonge, los héroes épicos retomaban vida en los sanctuarios de Burdeos, Blaye y Belin, dando a los jacquets la fuerza para afrontar la árida travesía de las Landas y las alturas del puerto de Roncesvalles, para alcanzar por fin la tierra del Apóstol Santiago, por Pamplona, al unirse al Camino francés en Puente la Reina.

           


 

            2.- VIA PODIENSIS: (o camino de Le Puy) es una de las rutas del Camino de Santiago, que parte de Le Puy-en-Velay y se prolonga hasta el puerto de Roncesvalles, y de allí a Santiago de Compostela.

Antes de Le Puy, a partir de Ginebra, existe la via Gebennensis, que reúne a los peregrinos suizos y alemanes y termina en la via Podiensis. De Ginebra a Pamplona los dos caminos (via Gebennensis + via Podiensis) están indicados como sendero peatonal de gran distancia GR 65.

 


 

            3.- VIA LEMOVICENSIS: La via Lemovicensis (o vía lemosina, también vía de Vézelay) es el nombre latino de uno de los cuatro caminos de Francia delCamino de Santiago. Pasa por Limoges, de donde toma su nombre, pero su lugar de reunión y de salida es la Abadía de la Madeleineen Vézelay. Atraviesa el país etapa tras etapa hasta el pueblo vasco de Ostabat, donde se funde con la via Turonensis y la Via Podiensis. El camino pasa en su primer tramo por Bourges y Châteauroux. Existe no obstante una variante más al sur por Nevers.

Venidos de Bélgica, de las Ardenas, de Lorena o la Champaña, los peregrinos a Santiago, también llamados Jacquets, de la via Lemovicensis se reunían en Borgoña, en torno al esplendor románico de la Madeleine de Vézelay.

Reunidos en Saint-Père o en Asquins, estos últimos tenían entonces la opción entre dos itinerarios: por La Charité-sur-LoireBourgesChâteauroux, o por NeversSaint-Pierre-le-Moûtier y Neuvy-Saint-Sépulchre.

Por Nevers o la catedral de Bourges, henchida del esplendor de sus vidrieras coloridas, la via Lemovicensis entraba en el Lemosín, del cual lleva el nombre, para alcanzar el célebre santuario de Saint Léonard, que tanto apreciaba Aimery Picaud.

Después de Périgueux, una vez franqueadas la Dordoña y el Garona, la temida travesía de las Landas de Gascuña era relativamente breve por este camino, que se unía a la Via Turonensis y a la Via Podiensis en la encrucijada de Gibraltar, cerca de Ostabat.

 

 

 

            4.- VIA TOLOSANA: es el nombre latino de uno de las cuatro rutas en Francia del camino de Santiago, la más meridional. Pasa porToulouse (en español y occitano, Tolosa, de ahí su nombre), pero su punto de reunión y de partida es Arlés. Atraviesa el país etapa tras etapa y cruza los Pirineos por el puerto de Somport. Del lado español el camino continúa con el nombre de Camino aragonéshasta la etapa de Puente la Reina. Entonces se junta con el Camino navarro, que no es más que la continuidad de los otros tres que salen de Francia. De ahí el camino hacia la ciudad compostelana se prosigue bajo el nombre de Camino francés.

Con salida desde Arlés, la vía Tolosana o vía Arletanensis, que Aimery Picaud en la Guía del Peregrino llama vía Aegidia [la ruta de Saint-Gilles (del Gard)] acogía a los peregrinos llegados de Italia, de los Alpilles y de Provenza, pero servía también, en el sentido inverso a quienes llegaban de España o de Francia que se dirigían a Roma tomando del lado italiano la vía Francigena.

Su nombre está ligado al de la capital de la dinastía condal de Saint-Gilles, que jugó en el siglo XII, un papel de primer orden enOccitania, las tierras de la lengua de Oc.

Ricas en historia y unidas por una misma lengua, la de los trovadores, estas tierras vieron desarrollarse una de las más brillantes civilizaciones de la Edad Media, como dan fe, al lado de los vestigios de la antigüedad romana, ciudades, monasterios e iglesias que jalonan el trazado de esta vía del sur y, dominándolas, los castillos testigos de la tragedia cátara.

Estaba precedida por la Via Domitia – Camino de Santiago, que va del puerto de Montgenèvre a Arlés, pasando por SisteronApt, llamada también Vía Francigena por los italianos, ya que pasa por Francia.

Había también un camino paralelo, la Via Piemonte Pirenaica o « Via Piemont » o « el cami deu pé de la coste », desviándose enMontpellier, pasando por NarbonaBéziersCarcasona y Saint-Bertrand-de-Comminges, se unía a la vía principal en Oloron para alcanzar el Puerto de Somport.

 

Todos estas rutas tomaban el Camino de Santiago aragonés para unirse al Camino de Santiago Francés en Puente la Reina.