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  • Scritto da Francisco
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Il pellegrinaggio a Santiago de Compostela

 


La predicazione nella Penisola Iberica

            Giacomo il Maggiore, dopo la crocifissione di Gesù, totalmente identificato con la sua dottrina, diventa il leader principale della comunità dei credenti  in Gerusalemme, ammirato per il fervore e la sincerità delle sue parole.

            A quel tempo si stava sviluppando il trasporto di minerali come lo stagno, oro, ferro e rame dalla Hispania fino alle coste della Palestina e nel ritorno si portavano pezzi decorativi, lastre di marmo e anche spezie e prodotti caricati ad Alessandria e altri porti orientali, di grande stima commerciale.

            Si crede che l’Apostolo esegue il viaggio dalla Palestina alla Spagna in una di queste barche, arrivando sulla costa dell'Andalusia, terra in cui ha iniziato la sua predicazione. Ha continuato poi la sua missione evangelizzatrice a Coimbra e Braga andando, secondo la tradizione, a Iria Flavia nel Finisterre Hispanico, dove inizia l'evangelizzazione frequentando i luoghi di culto pagano.

            È nel Breviario degli Apostoli ( fine del VI secolo) che si attribuisce per prima volta  a Giacomo la predicazione nelle regioni della Hispania occidentale così come la sua sepoltura in l’Arca Marmarica, divenendo straordinario strumento di diffusione della tradizione apostolica. Più tardi, nella seconda metà del VII secolo, un dotto monaco inglese chiamato Beda el Venerable, prende atto di questo fatto nella sua opera e individua, a sorpresa, la posizione esatta del corpo dell'Apostolo in Galizia.

            Leggende popolari ci ricordano la presenza di Giacomo nelle montagne vicino alla valle di Padron, dove esisteva il culto delle acque. Ambrosio de Morales, nel XVI secolo, nel suo Santo Viaggio, dice: "Salendo Ia montagna, nel bel mezzo della pista c’è una chiesa dove si dice l'apostolo pregava e disse la Messa, e sotto l'altare maggiore esce verso fuori della chiesa una fontana con un grande afflusso di acqua, la più fredda e delicata che ho visto in Galizia". Questo posto esiste oggi ed ha ricevuto il nome affettuoso di  "O Santiaguino do Monte".

            Per tornare alla Terra Santa da Lugo la strada migliore era attraversare la penisola, passando per Astorga e Saragozza, dove, avvilito, Santiago riceve la consolazione e incoraggiamento della Vergine, che è apparsa sulle rive del fiume Ebro, su un pilastro di quarzo romano, dicendogli di costruire una chiesa in quel luogo. Questo evento è servito a spiegare la fondazione della Chiesa di Nostra Signora del Pilar a Saragozza, oggi Basilica e importante Santuario cattolicesimo in Spagna. Da Saragozza, sul fiume Ebro, sarebbe andato verso Valencia per prendere poi una barca e dirigersi verso un porto in  Murcia o in Andalusia e tornare in Palestina intorno ai  42-44 anni.

            Una volta in Palestina, Giacomo fonda i pilastri della Chiesa Primitiva di Gerusalemme, con il gruppo dei "Dodici", svolgendo un ruolo importante nella comunità cristiana della Città Santa. In un clima di preoccupazioni religiose, dove aumenta ogni giorno il desiderio di sradicare il cristianesimo nascente, sentiamo parlare di come avevano proibito agli apostoli di predicare agli ebrei, ma Giacomo, respingendo tale limitazione, annunciava il suo messaggio evangelizzatore a tutto il popolo, visitando le sinagoghe e argomentando tutto quello che i profeti avevano predetto. La sua grande loquacità e la sua abilità di dibattito lo collocano come uno degli apostoli più seguiti nella sua missione evangelizzatrice.

            Erode Agrippa, re della Giudea, per mettere a tacere le proteste delle autorità religiose, compiacere gli ebrei e dare un monito alla comunità cristiana, lo sceglie come figura rappresentativa e lo condanna a morte per decapitazione. Giacomo è quindi il primo martire del Collegio Apostolico.

            Secondo la tradizione, l’incaricato di guidare Giacomo e sottoporlo a torture, fu lo scriba Giosia, che aveva visto Giacomo guarire un paralitico che lo implorava. Giosia, mosso da pentimento, si converte al cristianesimo, implorando perdono all’Apostolo. Giacomo chiede come "ultimo favore" una ciotola di acqua e lo battezza. Entrambi sono decapitati intorno all'anno 44.

 


 

La “Traslatio” in Galizia

            Dice la tradizione che due dei discepoli di Giacomo, Atanasio e Teodoro, raccolto il suo corpo e la sua testa, li portarono su una nave da Gerusalemme a Galizia. Dopo sette giorni di mare arrivarono nella costa galiziana di Iria Flavia, vicino l'attuale villaggio di Padron.

            Nel racconto della sepoltura dei resti di Giacomo, preso dalla leggenda, appare Lupa, una nobile signora pagana, ricca e influente, che viveva in quel tempo nel Castro Lupario o Castro dei Franchi, a breve distanza da Santiago. I discepoli, che non avevano terra su cui depositare i resti dell’apostolo, chiesero il permesso a questa degna matrona per la sepoltura nel suo feudo, ma lei rispose che dovevano parlare col governatore romano Filotro, che risiedeva a Dugium, nei pressi di Finisterre. Invece di soddisfare la richiesta , il governatore romano ordinò la loro incarcerazione.

            Secondo la leggenda i discepoli furono liberati, miracolosamente, da un angelo. Subito  iniziarono la loro fuga perseguiti dai soldati romani. Quando raggiunsero il ponte d’Ons sul fiume Tambre e lo attraversarono, miracolosamente crollò e riuscirono così a fuggire.

            La cosiddetta regina Lupa, cambiando atteggiamento, li potò a Monte Lliciano, ora conosciuto come Pico Sacro e gli offrì buoi selvatici  che vivevano lì in piena libertà e un carro per trasportare i resti di San Giacomo da Padron a Santiago. I discepoli si avvicinarono agli animali  che, con grande stupore di Lupa, si lasciarono mettere il giogo docilmente. Assistendo alla scena, Lupa decise di abbandonare le sue credenze e convertirsi al Cristianesimo .

            La tradizione ci dice che i buoi hanno cominciato la sua strada, senza alcuna guida, fermandosi istintivamente, spinti dalla sete, in un luogo dove scavando è apparsa dell'acqua. Si tratta dell’attuale fontana di Franco, vicino al Collegio di Fonseca, un luogo dove più tardi si costruirà, in memoria, la piccola cappella dell'Apostolo, nella via di Franco. Gli animali continuarono sulla loro strada fino ad un terreno di proprietà di Lupa, che donò per la costruzione del monumento funerario, dove secoli dopo si alzò la cattedrale,  centro spirituale di Santiago di Compostela.

 

 

L'origine di una tradizione

            Guerre continue, incursioni dei popoli Suevi, Goti, Visigoti… e poi la feroce conquista islamica dal VIII secolo constrinsero i cristiani a tenere nascoste le reliquie di San Giacomo, protette e custodite, a quanto pare, dagli eremiti del luogo. Nel corso degli anni  la memoria dal culto apostolico si incebolì.

            Dopo questo periodo di oscurità, la conversione al cristianesimo del re Recaredo nella seconda metà del VI secolo riportò alla memoria la predicazione giacobita. La conservazione di documenti importanti come il suddetto Breviario degli Apostoli del secolo VI, o il Commentario all'Apocalisse del Beato di Liebana del tardo VIII secolo, tra gli altri, contribuisce all'enorme popolarità che ha fornito la tradizione orale, rafforzando  ancora di più l’opera di evangelizzazione della Spagna da parte dell'Apostolo Giacomo.

            Durante il regno di Alfonso II (791-8420), scomparsa la monarchia visigota, avanza la conquista dei musulmani, che non dominarono però mai l'intera penisola. Il lavoro politico di islamizzazione si alternava con lo sforzo di neutralizzare qualsiasi nucleo indipendente. In un primo momento, la penisola nord-occidentale, protetta dalla sua ostile geografia ed un clima niente piacevole per le forze islamiche, non sembrò ai conquistatori arabi una zona a rischio tranne che per il culto emergente di San Giacomo. Il popolo astur-galaica si scontra numerose volte con gli eserciti arabi. Nei primi anni del IX secolo, in un ambiente socio-politico saturo di necessità spirituale, intolleranza religiosa e pressioni militari, c'è la scoperta della tomba apostolica, che possiamo situare intorno all'anno 820.

            La tradizione vuole che un eremita di nome Pelayo, che viveva nel luogo di Solovio -dove si trova la attuale chiesa di San Fiz de Solovio a Compostela - nella foresta Libredòn, vide su una collinetta nella foresta, per diverse notti, fenomeni luminosi misteriosi che sembravano una pioggia di stelle.

            Queste luci o stelle rivelatrici dell'esistenza della tomba apostolica diventano un altro simbolo legato a San Giacomo ed al culto giacobino. Ma non c'è solo una stella: l’impronta del Camino di Santiago è segnata da sempre nella Via Lattea, perché indica al camminante la direzione verso Compostela, che portò a chiamare questo percorso la Via delle Stelle.

            Pelayo, colpito da tali visioni, si presentò davanti al vescovo diocesano Teodomiro, che a quel tempo dirigeva la diocesi di Iria Flavia, per comunicarlgli la sua scoperta. Il vescovo, davanti l’insistenza di Pelayo, organizzò un piccolo gruppo di collaboratori e andò subito a Libredòn. Nel mezzo della foresta, lui stesso contemplò il fenomeno riportato da l'eremita. Una forte lucentezza illuminava il luogo in cui, attraverso la densa vegetazione, trovarono una tomba di pietra su cui si poggiavano tre corpi identificati come quelli di San Giacomo e dei suoi discepoli Teodoro e Atanasio. Il primo resoconto dettagliato che rimane sulla scoperta è la Concordia di Antelares nel 1077.

            Teodomiro comunicò subito la questione al re Alfonso II che andò immediatamente da Oviedo a visitare il sito per verificare la rivelazione miracolosa. Il Re considerava il Cristianesimo come un catalizzatore contro l'Islam. La scoperta delle reliquie dell'Apostolo entro i confini del suo regno fu un potente strumento politico e religioso che rafforzò la chiesa asturiano-galiziana contro gli attacchi carolingii ed l’espansionismo islamico.

            Nel luogo sepolcrale, dove sarebbe apparso il sarcofago sacro, fu eretta una piccola chiesa per ordine dal re Alfonso II con categoria di sede episcopale. Più tardi Alfonso III “il Magno” costruisce una chiesa più grande.

            La notizia della scoperta della tomba si propagò tra la comunità dei credenti e il resto dei regni cristiani d'Occidente. Iniziarono così i pellegrinaggi e lo sviluppo del culto di san Giacomo. Questo flusso di fede si espanse giorno dopo giorno sotto la protezione reale. Migliaia di pellegrini tracciarono legami religiosi, culturali ed economici che presto formarono una unica rete di pellegrinaggio, di grande profonda spiritualità e di carattere unificante di quella che poi divenne a cultura occidentale.

            La figura del Re Alfonso II e il ruolo del suo regno nella cristianità occidentale sono stati rafforzati dalla scoperta delle reliquie dell'Apostolo. Il potere musulmano non contemplò passivamente il fenomeno che si verificava nelle comunità cristiane del nord della penisola e diventò una questione da considerare pericolosa per gli antichi invasori.

 

 

L'espansione di un culto

            Oltre alle versioni che abbiamo segnalato fino ad oggi sulla figura di Santiago, dobbiamo sottolineare la sua rappresentazione frequente nel costume del pellegrino. Dalla fine del XIII secolo troviamo molte immagini di San Giacomo come pellegrino. La sua figura, come un modello per tutti coloro che intraprendono una strada con uno scopo simile, è servita come punto di riferimento per molte persone. Le sue tracce,  "primo pellegrino tra i pellegrini", sono state seguite da migliaia di camminanti provenienti da tutta Europa.

            A partire del XI-XII secolo il culto apostolico ed i pellegrinaggi alla tomba dell'apostolo cominciano ad acquisire una dimensione europea. La devozione alla tomba di Santiago di Compostela raggiunge il suo apice mentre l'estensione del culto “jacopeo” sperimenta il suo picco. La tomba di Santiago divenne non solo l'obiettivo di un percorso promettente, ma anche un simbolo del progresso della Reconquista e della liberazione della Penisola Iberica dalla minaccia musulmana per l'Europa cristiana.

            Il transito massivo di camminatori in pellegrinaggio, promuove la creazione di chiese, ospedali, ospizi e mercati così come scambi commerciali, sociali e culturali in un momento di pieno rilancio economico. La Spagna cristiana acquista un profilo europeo omogeneo e l’ uropa risponde in maniera positiva.

            La città di Santiago, come catalizzatore di tutta questa rinascita spirituale, sociale ed economica, si configura come un grande centro e fine di pellegrinaggio, di pari rango a Gerusalemme e Roma, le principali città del Cristianesimo .

            Le guerre e le invasioni si verificano nel Medioevo. All'alba della Reconquista, i progressi espansionisti della Spagna cristiana contro la Spagna musulmana sono diretti verso il sud della Penisola. Nuove terre furono conquistate e recuperate, acclamando a Santiago come unico patrono. Questa tendenza culmina il 2 gennaio 1492 con la caduta di Granada.

            Come punto finale della Reconquista, i Re Cattolici, ringraziando l’Apostolo , si recarono in pellegrinaggio a Compostela. La cristianità nella penisola Iberica, dopo otto secoli di continui affronti, loda la figura di Santiago come talismano e simbolo di vittoria. L’orientamento europeo nel culto “jacopeo” è rappresentato in modo molto importante e considerato una componente fondamentale nella Reconquista cristiana della Spagna .

            La politica d’integrazione dei Re Cattolici trasformò la Spagna nel primo stato moderno d’Europa, e ancor più nel 1492, con la scoperta dell'America .

 

 

Una tradizione rinnovata

            Durante il regno di Filippo II (1.556-1598) la Galizia soffrì più di ogni altro popolo della penisola le continue guerre di questo monarca con i vari paesi europei. L' indifeso litorale galiziano  strategicamente prezioso per la sua dimensione e la posizione all'interno delle grandi rotte oceaniche,  trasfpormò il nord-ovest  della penisola in uno dei bersagli preferiti di attacchi navali delle nuove potenze europee.

            Intorno all'anno 1589, il corsaro inglese Francis Drake attaccò la città di A Coruña. La paura prodotta dal saccheggio costante della costa della Galizia e il conosciuto desiderio di Drake di invadere la città di Compostela, costringe l’arcivescovo Juan de San Clemente a nascondere le sacre reliquie, dimenticando per secoli il luogo esatto del sepolcro apostolico.

            Nel XIX secolo, l'allora cardinale de Compostela, Payà y Rico, si ripropone di individuare le reliquie dell'Apostolo organizzando una ricerca sistematica, durata diversi mesi. Nel gennaio 1879 si trovano dietro l’altare nella cattedrale le spoglie di Santiago con i suoi due discepoli Atanasio e Teodoro.

            Il lungo processo di ricerca e di indagine finì con un decreto arcivescovile che dichiarava l'autenticità dei resti come appartenenti a Santiago e due discepoli. I risultati sono stati inviati a Roma, chiedendo conferma da Papa Leone XIII. Dopo attento esame, condotto dalla Congregazione dei Riti, il 19 luglio 1884 fu emanato un decreto approvato dal Papa, che dichiarava la sua vera identità. Mesi dopo, lo stesso Leone XIII certifica il ritrovamento (bula Deus Omnipotentis) .

            Nel 1891 le sante reliquie sono poste in un'urna d'argento, all'interno del primitivo sepolcro in una zona particolarmente adatta. Da quel momento s’apriva la nuova cripta della cattedrale come un nuovo luogo di culto e venerazione delle spoglie dell'apostolo e dei suoi discepoli.

            Questa peculiarità, avere una tomba apostolica, porta ad un aumento graduale nel pellegrinaggio a Santiago de Compostela, accentuato dalla metà del XX secolo.