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- Scritto da heine
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La strada per Nidaros
Dopo la morte di Olaf e la sua canonizzazione, continuarono ad essere segnalati miracoli e un numero sempre maggiore di persone cominciarono a intraprendere il pellegrinaggio verso le reliquie di San Olaf nelle differenti chiese che erano state costruite nei luoghi in cui si riteneva potesse trovarsi la sua tomba. L’esatta collocazione dei resti del santo resta incerta; pare che l’ultimo vescovo cattolico di Nidaros li abbia estratti dalla tomba per assicurarsi che non venissero rimossi dai protestanti e li abbia poi nascosti da qualche parte, forse sotto la cattedrale. Non esisteva però un solo percorso verso Nidaros, dato che i pellegrini partivano ognuno da casa propria, in luoghi molto differenti della Norvegia, Svezia e altri stati, a piedi o – in caso fossero benestanti – a cavallo (e magari con un considerevole seguito), utilizzando le strade esistenti. Con il tempo e l’uso, questi itinerari finirono per condensarsi in numerosi percorsi principali con sentieri diversi che si congiungevano mano a mano. Uno di questi era il Gudbrandsdal, che portava dalla Oslo medievale attraverso la valle del Dovrefjell, oltre Hjerkinnho e attraverso Oppdal e Meldal per arrivare a Trondheim da sud. C’erano anche percorsi da da Stavanger, nel sud-ovest, da Tonsberg nel sud e almeno altri quattro percorsi dalla Svezia. Due di questi arrivavano da sud-ovest per congiungersi e arrivare a Nidaros da sud mentre altri arrivavano direttamente da ovest, congiungendosi per raggiungerla da nord-est. Gli altri modi per raggiungere Nidaros erano via mare, e c’erano rotte che arrivavano sia dal nord che dal sud della Norvegia, da ovest e sud-ovest, oppure dall’Inghilterra, Scozia, Irlanda, Isole di Mann, Islanda e Groenlandia.
Spesso ci si dimentica che la Norvegia è stata per più di cinquecento anni uno stato cattolico; più a lungo, in effetti, di quanto non sia rimasta luterana, ed è risaputo che in quel periodo i pellegrini norvegesi viaggiassero verso Roma, Gerusalemme e perfino Santiago de Compostela. I pellegrinaggi a Nidaros continuarono durante tutto il medioevo (1031-1537) quando la Restaurazione, introdotta per decreto reale (all’epoca la Norvegia era sottoposta a dominazione danese) mise fine a questi viaggi e causò un arresto improvviso alla venerazione ufficiale di San Olaf.
Generalmente i pellegrini completavano il viaggio da Oslo a Nidaros in venticinque giorni, arrivando per il giorno del santo, il 29 luglio, e per la celebrazione dell’Olsok (la Veglia di Olaf). Ogni giorno veniva diviso in quattro “rost”, o tappe di otto o dieci chilometri alla fine dei quali si trovava un “campo di Olaf”, un luogo dove riposarsi e pasturare i cavalli. L’ultimo giorno si attraversava un solo rost, presumibilmente per essere in grado di arrivare alla cattedrale nelle prime ore della giornata. Nel medioevo il pellegrino vedeva per la prima volta la città e la cattedrale, il punto finale del suo viaggio, da un punto in cima alla collina a fianco, la Feginsbrekken, o Monte della Gioia. Poi, ovviamente, una volta arrivato, doveva tornare indietro allo stesso modo e ripercorrere i propri passi. Al giorno d’oggi il pellegrinaggio è invece una “strada a senso unico”, soprattutto da quando i cartelli distintivi sono stati posizionati solamente in una direzione dato che – a differenza della sua controparte storica – il pellegrino moderno non fa’ più rientro a casa a piedi.
Assieme ai campi di Olaf, lungo il cammino si trovano anche pozzi sacri (Olavbrunnen), e fonti che si reputa abbiano proprietà curative (Olavskilde), e alcune di queste sopravvivono ancora lungo il percorso moderno. C’era anche una rete di ospizi e ostelli che rappresentavano un luogo in cui i pellegrini potevano riposarsi e rifocillarsi. Nonostante ci siano testimonianze riguardo gli itinerari dei viaggiatori che nei secoli precedenti avevano attraversato la Norvegia che ci forniscono informazioni riguardo le strade che venivano utilizzate e le loro condizioni, non ci sono rimasti documenti scritti che possano darci un’idea di quanti pellegrini frequentassero la strada per Nidaros prima della Riforma protestante né da dove venissero. Quello che ci rimane per cercare di far luce su queste questioni sono invece le spille dei pellegrini e una collezione di vasi per l’acqua santa.
Nel Medioevo i pellegrini erano una fonte di guadagno per la chiesa cattolica, dato che arrivavano portando doni e offerte, e venivano loro vendute delle spille come souvenir del loro arrivo a destinazione. Queste spille non erano esclusive del pellegrinaggio a Nidaros, ma erano invece comuni anche ad altri cammini. Composte di una lega metallica, generalmente alte 5-10cm, recavano incisa l’immagine del santo in questione e dei suoi attributi, e qualche volta un’iscrizione. Erano fatte per essere attaccate ai vestiti (soprattutto ai cappelli) o ai bagagli, e per questo motivo ne sono state ritrovate molte comprensive di un apposito anello. Le più antiche spille del pellegrino ritrovate in Europa risalgono al XII secolo, ma quelle che ritraggono San Olaf, seduto sul trono o in piedi, con un’ascia in una mano e un globo del sovrano nell’altra, risalgono ai secoli XIV e XV.
Una delle attrazioni del pellegrinaggio a Nidaros era l’acqua santa della fonte interna alla cattedrale, ricercata come rimedio curativo, e nelle case dei pellegrini sono stati ritrovati dei piccoli vasi che consentivano di portarne via un po’. Ce ne sono ancora circa 150 in circolazione, e anche queste ci raccontano qualcosa sulle origini di coloro che viaggiavano verso le reliquie di San Olaf.
Oltre che per cercare un qualche tipo di cura, la gente andava in pellegrinaggio a Nidaros anche come forma di penitenza, per espiare i propri peccati, e più era arduo il cammino verso la meta maggiore era il merito che conferiva. I pellegrini del passato – al contrario della loro controparte moderna – in genere viaggiavano leggeri, postando con sé solo un cappello, un bastone, un sacco per il cibo e un mantello. Spesso portavano con sé una lettera di raccomandazioni scritta dal parroco della loro parrocchia che identificava il portatore come vero pellegrino; ne sono sopravvissute dieci, come quella assegnata il primo maggio 1439 a Eivind Dyrasson. Queste ‘credenziali’ o ‘passaporti del pellegrino’ vengono tuttora consegnati a coloro che percorrono il cammino di San Giacomo verso Santiago de Compostela, ma è un procedimento che non si è ancora tornati a implementare sulla strada per Nidaros.